Obesità dilagante tra i giovanissimi. E la strada per una corretta alimentazione potrebbe passare per le fattorie didattiche.
Il problema infatti non è da sottovalutare: dal 2000 al 2016, la percentuale di bambini sovrappeso fra i 5 e i 19 anni è raddoppiata da 1 su 10 a circa 1 su 5.
Nel nostro paese la percentuale è del 36,8%, con un aumento del 39,1% rispetto al 1990. Si tratta di dati forniti dal rapporto dell’Unicef che accende i riflettori su uno spaccato inquietante.
Già perché la situazione non sembra migliorare con il passare del tempo, tanto che nel 2019 è stato stimato che in tutto il mondo un miliardo e 600 milioni di persone è in sovrappeso, di cui oltre 600 milioni sono obese.
Non solo: l’impatto economico di questa malattia e dell’eccesso di peso ponderale si stima pari al 4% della spesa sanitaria nazionale, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro; l’8% della spesa sanitaria nella regione europea in costi diretti e almeno il doppio se consideriamo che tali patologie sono responsabili anche di costi indiretti.
Una battaglia davvero complicata da combattere che richiede un ventaglio molto ampio di armi da utilizzare.
E tra queste prendono piede le fattorie didattiche. Esatto, potrà sembrare strano ma proprio questi luoghi dove i bimbi, le scolaresche, gli insegnanti e i genitori vengono a contatto con il mondo rurale, diventano delle strade per percorrere per imparare una corretta alimentazione.
I bambini osservano da vicino il lavoro di contadini e agricoltori, capiscono in che modo frutta e ortaggi vengono lavorati, quali sono quelli di stagione, le loro proprietà e la loro bontà. Ma non solo: assaggiano anche i vari prodotti come formaggi, carni, pasta e perché no, dolci fatti in casa, frutto di fatica e lavoro, con ingredienti semplici e genuini.
Inoltre i piccoli vengono coinvolti attivamente, conoscono l’origine dei prodotti e assimilano ciò che nutre in modo sano e ciò che invece non rientra in queste categorie. Lezioni di benessere, insomma, che si possono impartire in modo divertente, passeggiando tra gli animali, tra i campi, all’aria aperta. In Emilia Romagna sono nate le prime, nel 1999, grazie al progetto Fattorie aperte, dell’assessorato all’Agricoltura, alle Province emiliano romagnole e ad Alimos, una società senza fini di lucro che ha come scopo quello di sostenere la tutela ambientale e la salute dei consumatori.
Ma già prima, nei primi del 900, in America e in Nord Europa, si è assistito al sorgere di molte strutture la cui finalità è quella di garantire uno sviluppo armonico dell’individuo attraverso il contatto con l’ambiente naturale.
Un modo per capire che i fast food, le merendine e il cibo spazzatura non sono l’unico modo per alimentarsi. Insomma, non solo strumenti istituzionali come il tavolo di lavoro per la prevenzione e il contrasto al sovrappeso e all’obesità, istituito con decreto ministeriale del 18 gennaio 2019, ma anche vie alternative che risultano essere sempre più efficaci.
Marzia Caserio