E’ Carnevale non solo a Venezia, Viareggio e Putignano. Lungo lo Stivale ogni territorio celebra a modo suo la festa più pazza dell’anno, andando a pescare nel folclore e nella storia di ogni popolo, i propri significati carnascialeschi. E dalla Lombardia alla Basilicata è tutto un profluvio di maschere, riti e cortei – a volte terrificanti, a volte allegorici, a volte esorcizzanti – che val la pena andare a conoscere.
Prima di trasformarsi in sfilate di carri allegorici, ostentazione di stelle filanti e mascheramenti improbabili, Carnevale era una gigantesca allegoria del “mondo alla rovescia”, una visione popolare, agraria e ciclica del tempo, il capovolgimento della realtà combinata ai riti di fertilità, di rinnovamento, di eliminazione del male. Alcune rappresentazioni di questo passato si sono mantenute fedeli a quegli antichi schemi e sono un’occasione per scoprire territori fuori dalle rotte abituali che racchiudono frammenti di cultura immateriale da custodire e valorizzare.
Come la Lachera di Rocca Grimalda, nell’Alessandrino. È insieme danza, rito e corteo nuziale e la racconta Giorgio Perfumo, uno dei cultori di questo carnevale: «Sintetizzando e banalizzando gestualità e atteggiamenti dei figuranti, la Lachera è un corteo nuziale che si snoda il sabato nelle campagne per concludersi domenica nella piazza di Rocca Grimalda in un crescendo di tintinnii e sonagliere, suoni e schiocchi, nastri colorati e fiori. I personaggi del carnevale mimano tre balli e al termine si può assistere al rogo purificatorio domenica sera, quando viene bruciato un essere cornuto e riccamente trapuntato, intorno al quale danza la popolazione». L’appuntamento è fissato sulle colline piemontesi per il 23 e 24 febbraio, magari associando la visita a una capatina presso l’enoteca regionale di Ovada.
Festa spontanea zeppa di dettagli è il carnevale di Bagolino, in provincia di Brescia. Come protagonisti vi sono i Màscher, che vestono costumi contadini e possono uscire per strada tutti i lunedì e i giovedì dopo l’Epifania e i Balarì, con indosso una bauta bianca e cappelli ornati da nastri rossi e ori di famiglia. «I Màscher rimuovono con cura ogni segno di riconoscimento. Anche l’andatura e la voce devono depistare. Entrano nelle case, portano scompiglio e buonumore» racconta Nerio Richiedei, memoria storica del carnevale bagosso. Lunedì e martedì grasso le attrattive sono rappresentate anche dai Ballerini e dai Suonatori. Le musiche e le danze che intonano sono un fenomeno unico in Italia, testimonianza dell’alto livello di complessità della musica popolare. Si inizia a ballare alle 6.30 di lunedì 4 marzo in canonica, per tutto il giorno sino alle 20 di martedì 5 marzo. Sul sito bagolinoinfo.it si trovano gli spunti per corredare il viaggio con una pausa a base del formaggio locale, il bagoss.
In Sardegna il carnevale assume particolare intensità. Valga per tutti quello di Mamoiada, dove si svolge una sorta di solenne processione a passi cadenzati con protagonisti i Mamuthones, soggetti vestiti da velli di pecora neri (mastruca) e una cupa maschera di legno dello stesso colore. I campanacci legati sulle loro spalle e mossi dal caratteristico incedere a saltelli creano un angosciante ritmo. Il corteo prevede anche la presenza di Issohadores, uomini forniti di fune che tentano di trarre a sé con un lazo le giovani donne scelte a caso tra il pubblico. Si riconoscono per la maschera bianca e il corpetto rosso (su curittu) agghindato da sonagli. L’intrecciarsi dei suoni creato dai movimenti di Mamuthones e Issohadores ricrea un ambiente carico di emozione. Durante il carnevale momaiadino, dal 3 al 5 marzo, si può visitare il Museo delle maschere mediterranee.
Anche in Molise sono numerosi gli appuntamenti che si rifanno ad antichi riti. Nel pomeriggio del 3 marzo a Castelnuovo a Volturno, Isernia, si celebra Gl’ Cierv, l’Uomo-cervo. Il suo arrivo viene annunciato dagli zampognari, che chiudono la stagione dei suoni iniziata nel periodo natalizio. Gl’ Cierv irrompe nella piazza spaventando persone e animali con la sua forza trasgressiva. Porta grandi corna ramificate ed è coperto da pelli e con il volto dipinto di fuliggine. Martino, un personaggio vestito di bianco, cerca inutilmente di trattenerlo con la fune. Spetta al Cacciatore ammazzare Gl’ Cierv. Ma il mito non può morire. Così il Cacciatore si avvicina, si china e con un soffio nelle orecchie ridona la vita alla bestia che si alza oramai purificata.
Carnevale è un rito per esorcizzare il male che va in scena ogni anno anche ad Aliano, in Basilicata. Dal confino, Carlo Levi descriveva così il trambusto provocato dalle Maschere cornute: «Urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida». Le maschere dal grande naso e corna sono vestite di mutandoni invernali e portano uno scialle femminile fissato da una cinta di cuoio dal quale pendono campanelli. Appuntamento l’ultima domenica di carnevale, quando le Maschere cornute avanzano in corteo con grandi salti assumendo toni minacciosi anche per mezzo del ciuccigno, un manganello in corda flessibile. Il corteo procede sino al municipio, dove anche a loro vengono concesse frittelle di uova rafano e formaggio, che le ammansisce e le converte in individui accettati dalla comunità.
Per saperne di più:
www.lachera.it
www.enotecaregionaleovada.com
www.bagolinoinfo.it
www.museodellemaschere.it
www.uomocervo.org
www.aliano.it