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A Carnevale è consentito esagerare, i dolci da leccarsi i baffi

Si dice così, sono buoni da leccarsi baffi, ed è la verità sono pochi quelli che sanno resistere alle tentazioni dei dolci tipici del periodo canevalesco. Alcuni di questi si possono trovare tutto l’anno nelle pasticcerie come i “zaleti” veneti, i canestrelli piemontesi, le cassatine di carnevale siciliane o i taralli al naspro tipici della Basilicata. Altri invece appaiono magicamente dopo l’Epifania per sparire dopo il Martedì Grasso. Alcuni hanno gli stessi ingredienti ma forme e nomi diversi a seconda delle Regioni. E’ così per i crostoli o galani veneti che sono poi le chiacchiere milanesi, le bugie, i cenci, le frappe, le sfrappole, gli intrigoni, i fiocchetti.


A Carnevale ogni frittella vale

Le fritelle le conoscono tutti e in tutta Italia, probabilmente le gustavano già le popolazioni dell’antico Mediterraneo. A Venezia le frittelle ebbero un successo enorme tanto che furono nominate il dolce nazionale della Repubblica Serenissima. Le frittelle non venivano fatte da chiunque, solo dai cosiddetti “fritoleri”. Le “fritole” però sono preparate in modo differente anche solo nello stesso Veneto, ad esempio a Venezia sono fatte con limone e arancia, a Verona con pezzi di mele e fritte nell’olio d’oliva. Ci sono poi le varianti con nutella, crema, marmellata.

Bombette alla crema senza glutine – Foto ©farmacieglutenfree

Come si preparano? Bisogna far scaldare del latte e sciogliere il lievito, sbriciolato insieme allo zucchero, mescolando e lasciando lievitare il tutto per qualche minuto. Nel frattempo si deve mettere in una ciotola farina, scorza di limone e l’uovo intero. Si unisce l’acqua a temperatura ambiente, il latte e l’uvetta. L’impasto deve essere lasciato riposare un’ora e mezza. Questo deve poi essere messo a cucchiate in una pentola contenete olio di semi di arachide ben caldo. Ed ecco fatto!


I dolci di Carnevale nelle regioni d’Italia

Vi proponiamo una selezione di dolci tipici di questo periodo. In Piemonte ci sono le “fiaca” ovvero le schiacciate, chiamate così per la forma appiattita della pagnottella. Nelle Marche gli “scroccafusi”, gli “stummeri “o “cecetti”, ma anche i “funghetti di offida” detti anche “staccadenti” o “spaccadenti”, dall’intenso profumo d’anice. C’è anche la famosa “cicerchiata” di Ancona con la forma di una cupoletta o di una ciambella, è infatti un’insieme di tante palline fritte.

Le Cattas sarde – Foto ©giallozafferano

In Sardegna si trovano i “sospiri”, “colurgiones” dolci, o le “cattas” dette anche “zippulas” o “frisjoli”, sono delle frittelle fatte da farina bianca, lievito di birra, una patata lessa, una punta di zafferano, uova, succo di arancia e moscato secco. In Marche e in Liguria sono diffuse le “castagnole”, mentre in Molise si preparano i “cauciuni”, che sono ravioli ripieni di un impasto di ceci ricoperti di glassa colorata, cioccolato o zucchero a velo.

La pignolata dello Stretto. Si prepara a Reggio e a Messina – Foto©PasticceriaGiulio

Da nord a sud della Penisola

La “pignolata” messinese o di Reggio Calabria (nella foto di copertina) è una montagnetta di gnocchetti fritti che viene cosparsa per metà con una glassa al cioccolato e per l’altra metà con una glassa al limone. E’ un dolce che risale al periodo della dominazione spagnola in Sicilia. I “nacatuli” calabri sono dolcetti intrecciati a forma di culla, in dialetto appunto “naca”. Durante il carnevale di Pontremoli, in Toscana, i fidanzati dovevano regalare la “spongata” alle proprie donne, in segno del loro grande amore.

La spongata – Foto ©giallozafferano

Conosciamo benissimo i “tortelli” romagnoli salati, ma durante il carnevale se ne fa una versione dolce ripiena di mostarda, amaretti e cioccolato. Le “zeppole di San Giuseppe” e il “migliaccio” sono tipici della Campania: le zeppole sono arricchite con la crema pasticciera e confettura di amarene; il migliaccio, tipico napoletano, è a base di semolino e ricotta.

Le prupate pugliesi – Foto ©PanificioNardella

La Puglia ci regala le “prupate” e la tradizione vuole che vengano infilate al braccio destro dei propri amici e parenti, per creare l’illusione di un bracciale. E in giro per l’Italia ci sono anche le “cucchielle”, le “crispelle di riso”, le “girandole”, i “fatti fritti”, le “tagliatelle dolci”, le “graffe”, i “biscotti di carnevale”, le “frottole”, i “berlingozzo”, i “churros”, gli “struffoli”, le frittelle di ricotta o mele. Una maratona di squisitezze che non ha eguali. Evviva il Carnevale!


Origine del Carnevale

La parola carnevale deriverebbe dal latino carnem levare (“eliminare la carne”), indicando così il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale ovvero il Martedì grasso, subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. I riti e i costumi legati a questo periodo hanno origini in festività molto antiche, come per esempio le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani. Tra le maschere più famose e antiche ci sono Colombina, Meneghino e Pulcinella. Le altre maschere italiane sono da far risalire al Seicento e alla Commedia dell’arte, qui nascono Pantalone, Gianduja e Arlecchino, i rappresentanti dei vizi e delle virtù del popolo.

Foto in evidenza ©lecolazionidiapple.blogspot

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