Bologna di storia, di sapori e di tradizione: a due passi da Piazza Maggiore, nel pieno cento città, nella Corte dei Galluzzi dominata dalla torre medievale del XIII secolo si trova la Trattoria La Corte Galluzzi. Qui l’identità è forte e si fonda su tre pilastri: la storia del luogo, l’autentica cucina bolognese e le ricette più care a Pellegrino Artusi, il “padre” della cucina domestica italiana.

La corte medievale prende il nome dall’antica e potente famiglia gentilizia dei Galluzzi, che nel Duecento fece edificare qui il proprio complesso, con palazzo, abitazioni, chiesa privata e l’imponente torre difensiva, citata per la prima volta in un documento del 1288. La struttura conserva intatto il fascino del tempo; la Corte è nel pieno centro cittadino ma in un luogo riparato. L’edificio stesso è testimonianza di un passato che si fonde con la quotidianità contemporanea, un contesto perfetto per una trattoria che vuole parlare di memoria e sapori autentici. Le sale interne, distribuite su più livelli con volte antiche e arredo semplice, accolgono gli ospiti con calore ed eleganza, mentre il dehor estivo aggiunge un tocco conviviale.
A dare nuova vita a questo scrigno di storia è la Famiglia Morabito – i fratelli Luigi, Iside e Francesco – che, forti di una pluriennale esperienza nell’ospitalità di lusso (come al Relais La Sommità di Ostuni), hanno scelto Bologna per sviluppare il loro progetto gastronomico. La Corte Galluzzi è una delle loro tre insegne nel cuore della città insieme a Benso (cucina d’autore) e Roberto Bistrot (tradizione regionale con tocco moderno). Tutti i loro locali si distinguono per l’altissima qualità delle materie prime.

La filosofia della trattoria si riassume nel Cultural Dining: mangiare come atto consapevole, quotidiano e condiviso, riscoprendo la sapienza della cucina di casa. Qui da un lato si celebra la memoria della cucina casalinga bolognese e dall’altro si rende un esplicito omaggio a Pellegrino Artusi e al suo capolavoro “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”, fondamentale contributo nella costruzione dell’identità gastronomica e linguistica nazionale.
Lo chef executive Corrado Parisi, affiancato dallo chef resident Moreno Bicocchi, guida una brigata che fonde tecnica e creatività. «Abbiamo voluto rendere omaggio ad Artusi» spiega Corrado Parisi «inserendo nel menù alcuni suoi piatti classici, ma è la cucina tradizionale bolognese che ci rappresenta appieno e che contraddistingue la nostra offerta». La scelta è precisa: riproporre i piatti “dimenticati” che celebrano la cucina delle nonne, recuperando concetti alimentari attuali e salutari, basati su ingredienti freschi, di stagione e poco elaborati – in una parola, sostenibili e genuini.
Il menu autunno-inverno è un viaggio. Dalle pagine dell’Artusi arrivano proposte numerate come il Baccalà Montebianco (ricetta n° 118), lo Sformato di cavolfiore (n° 387) e la Zuppa inglese (n° 675).
Accanto all’Artusi, trionfa la tradizione petroniana più amata: gli immancabili Tortellini in brodo o crema di Parmigiano Reggiano DOP, le Tagliatelle all’uovo al ragù Bolognese (rigorosamente tirate a mano, come la pasta fresca di casa, e con ragù servito senza pomodoro, come nelle ricette di un tempo) e la regale Cotoletta alla Bolognese (senza osso, fritta e rifinita in padella con prosciutto crudo e Parmigiano). Non mancano i sapori più rustici e territoriali, come il Friggione bolognese e la Giardiniera fatta in casa.

Tutto punta sulla qualità delle materie prime e sulla fedeltà alle ricette documentate. Come sottolinea Luigi Morabito, titolare con i fratelli: «I piatti che serviamo sono passati di moda da almeno mezzo secolo, per cui consigliamo ai nostri clienti di non avere fretta, di sedersi e di godersi con serenità un salto indietro nel tempo».



