Gatto e Giappone è un binomio indissolubile la cui origine si perde nella notte dei tempi. Da alcuni studi è risultato che i gatti sono arrivati in Giappone dalla Cina intorno al 538 d.C. quando nel Paese giunse una nuova dottrina: il Buddismo. Per salvaguardare i preziosi manoscritti dai topi, i monaci portavano con sé almeno un gatto, meglio se bianco perché ritenevano che il candore del mantello fosse proprio di creature celestiali messaggere della parola divina.
Da Hello Kitty ai neko café è gattomania
Il gatto fa parte della cultura giapponese come accade nelle leggende del magico bakeneko o del demoniaco mangiatore di cadaveri kasha. Un’altra storia racconta che quando Buddha morì, tutti gli animali si riunirono intorno a lui e piansero, tranne il serpente velenoso e il gatto. Le letture dell’episodio sono due: qualcuno dice che il gatto sapesse già dell’immortalità di Buddha, quindi piangere non avrebbe avuto senso, altri dicono che stette in disparte perché aveva un animo malvagio.
Di leggenda in leggenda si arriva ai giorni nostri con i cartoon come la gattina Hello Kitty, uno dei personaggi più famosi al mondo o Doraemon, il robot a forma di gatto o ancora Luna, Artemis e Diana protagonisti felini di Sailor Moon.
Arriva dal Giappone anche la moda dei neko cafè, i caffè dei gatti, che tanto successo hanno avuto in tutto il mondo.
A Tokyo fra templi e libri gatteschi
Si trova a Tokyo il “quartiere gattaro” di Yanaka. In questo angolo della città si trovano negozi che vendono souvenir a tema, dolci e vari oggetti curiosi, oltre a caffè e strade dove i felini sono i protagonisti. Un esempio sono le sette statue di gatti posizionate nel 2008 in vari luoghi del quartiere per portare fortuna e felicità ai passanti.
Sempre a Tokyo nel quartiere di Setagaya, i gatti portafortuna Maneki-neko sono protagonisti a Gotokuji, dove si trova famoso un tempio a loro dedicato all’interno del quale si può ammirare una moltitudine di statue, simbolo di prosperità e buona sorte. Questo luogo di culto è al centro di una leggenda che narra nel XVII Secolo a Tokyo ci fosse un tempio in rovina. Il prete che se ne occupava era molto povero e condivideva il poco che aveva con il suo gatto. Un giorno, il potente signore feudale Naotaka di Hikone di passaggio di lì fu sorpreso da un temporale. Mentre aspettava sotto l’albero che la tempesta finisse, vide un felino che sembrava invitarlo a entrare nel tempio; incuriosito da quel gesto, si avvicinò per osservarlo meglio quando un fulmine colpì l’albero sotto cui era riparato. Il gatto gli aveva salvato la vita, quindi il daimyo divenne amico del prete e contribuì con le sue ricchezze allo sviluppo dell’edificio.
Si trova invece nel quartiere di Jimbocho la Jimbocho Nyanko-do, una libreria specializzata in pubblicazioni dedicate ai gatti, che dispone di oltre 2.000 libri, tra cui materiali pratici sulla cura del gatto, libri illustrati e fotografici, e altre opere uniche.
Gatti capostazione e Signori del Castello
Il viaggio gattesco continua sull’isola Aoshima (nella prefettura di Ehime, sulla costa nord-occidentale di Shikoku) e su quella di Tashirojima, al largo della costa orientale del Paese, chiamate anche Cat Islands. Nella prima risiedono stabilmente meno di 20 persone, a fronte di quasi il triplo di gatti, ed è una meta da visitare in giornata, mentre la seconda è conosciuta per il suo santuario dedicato ai felini.
Sull’isola di Honshu nella prefettura di Okayama da non perdere il castello di Bicchu-Matsuyama e il suo Signore: Sanjuro, un gatto rosso che negli anni è diventato una vera celebrità.
Spostandosi a Fukushima, nella parte nord-orientale dell’isola di Honshu, all’arrivo nella stazione di Ashinomaki Onsen i visitatori trovano un “capostazione” veramente originale: Love, un gatto di 5 anni, entrato in servizio nel 2015 al posto del precedente gatto-capostazione Bus.
A Kyoto Buddha diventa gatto
Infine, a Kyoto, il Nyan Nyan-ji, che letteralmente significa Tempio Miao Miao, è un vero paradiso per gli amanti dei gatti. All’interno della sua sala principale, spicca l’imponente figura del Buddha Gatto, circondato da statue come il Fudo Myo-o Gatto e il Bodhisattva Gatto. Oltre alle opere d’arte raffiguranti gatti, murales e sculture delle stanze, i visitatori possono incontrare Mayo, un gatto reale che occasionalmente svolge il ruolo di sacerdote capo.
Un altro indirizzo sacro dedicato ai gatti è il santuario di Nekogami-jinja a Kagoshima, città capoluogo dell’omonima prefettura nel sud del Giappone, dove gli umani onorano la memoria dei loro padroni felini, pregando per la loro salute e felicità e offrendo loro cibo e altri tributi.
Il gatto in tavola
La cultura giapponese è così permeata di richiami ai gatti che anche in cucina si trovano richiami ai felini.
Un esempio sono i senbei, una specie di cracker composti da riso glutinoso a forma di lingua di gatto. L’impasto viene cotto, al forno o alla griglia, tradizionalmente sul carbone. I senbei possono essere conditi con diversi tipi di salse come la salsa di soia, il mirin o, semplicemente con il sale. Vengono serviti nudi o avvolti in fogli di alga nori e si accompagnano con del tè verde.
Sempre in tema dolce ci sono i micetti di zucchero colorati che la web designer nipponica Laura e sua madre Caroline realizzano ogni anno per la festa del gatto. Questi nerikiri, dolce tradizionale fatto mescolando shiro-an (pasta di fagioli zuccherata) con gyūhi (un preparato a base di riso), sono impastati e colorati a mano
Ma l’ultima mania che sta facendo impazzire i giapponesi è il pane a forma di sedere di gatto, Neko Neko Pan. Sempre in tema sono particolarmente famose le colazioni gourmet di Kyoto composte da un toast a forma testa di gatto con un orecchio nero, burro, due spiedini di mochi, burro, panna e anche un mini barbecue per arrostire i dolci di riso.